Case popolari: per Nomisma è espressione di incapacità la vendita agli inquilini

Nel settore delle case popolari “il disperato tentativo di ridurre disavanzi economico-finanziari scaturiti dall’inefficienza gestionale attraverso la vendita agli inquilini di una parte delle unita’ abitative rappresenta,
di fatto, una manifestazione dell’incapacita’ di privilegiare quelle prestazioni sociali che si dovrebbero invece garantire”. E’ quanto dichiara, in una nota, Luca Dondi, ‘managing director’ di Nomisma, a seguito della decisione “di alcune amministrazioni – tra cui Ater Roma – di procedere con la dismissione di parte del proprio patrimonio di edilizia residenziale pubblica”. A giudizio dell’esponente dell’istituto bolognese, “in un quadro in cui le famiglie italiane che versano in una condizione di disagio abitativo sono circa 1,7 milioni, la scelta di alienare una parte dell’esiguo patrimonio di edilizia residenziale pubblica (poco piu’ di 800 mila unita’ abitative su tutto il territorio nazionale) operata da alcune Aziende Casa ben esemplifica la situazione di inadeguatezza e totale mancanza di visione strategica che caratterizza talune strutture deputate alla gestione delle cosiddette case popolari”. Di fatto, argomenta ancora il manager di Nomisma, “il segnale per le oltre 600.000 famiglie, che si stima figurino in graduatorie tuttora valide, e’ sconfortante: non bastasse una rotazione dell’inquilinato del tutto insufficiente (oltre il 50% degli alloggi e’ assegnato allo stesso nucleo da oltre 20 anni), troppo spesso sono chiamate ad assistere alla progressiva
erosione del patrimonio”.

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